Carlo Goldoni - 1732

Una vita che pare un romanzo. Da ragazzino fugge di casa al seguito di una carovana di comici. Da adolescente è espulso dal collegio di Pavia per aver descritto in versi piccanti le nobili fanciulle della città. A volte trova impieghi gradevoli e mette la testa a posto. A Chioggia è stato vice-cancelliere, ed è riuscito a non creare problemi.
Carlo Goldoni capita a Bergamo per caso, venendo da Milano. Ha 25 anni, sogna di diventare un autore di successo. Stanco, senza soldi, affamato. Ma una buona stella lo protegge: podestà della città è quel nobile Bonfandini che ha servito a Chioggia. Lui e la moglie Andriana Dolfin lo accolgono come un figlio.
Arriva il Carnevale, e Bergamo diventa un grande teatro: il Trionfo di Cibele, “pomposa mascherata”, attraversa la città, i borghi, e il prato della Fiera. In testa c’è Andriana, che nei panni di Cibele tiene al guinzaglio due leopardi, Melanione e Atalanta, mentre i nobili seguono incatenati come schiavi, e i valletti lanciano confetti al popolo incredulo.
Anni dopo, dedicherà la sua prima commedia di successo, “La donna di garbo”, ad Andriana Dolfin, ringraziandola per “la più piacevole vita del mondo” condotta insieme in quell’inverno del 1733, a Bergamo.


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